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Marivaux, Pierre Carlet de Chamblain de.

Romanziere e drammaturgo francese. Di famiglia nobile ma decaduta, trascorse la prima giovinezza a Riom per poi trasferirsi a Parigi, dove intraprese gli studi di legge e frequentò i principali salotti filosofico-letterari, primo tra tutti quello di Madame de Lambert. Convinto che fosse un errore per i moderni il cercare maestri nell'antichità classica, si avvicinò alle posizioni di La Motte e di Fontenelle nella celebre querelle letteraria contro gli antichi e a favore dei moderni. Le sue vigorose polemiche sull'argomento furono pubblicate su diverse riviste dell'epoca: "Le Mercure de France" (1717-20), "Le Spectateur français" (1720-24), "Cabinet du philosophe" (1734). I suoi primi scritti letterari furono opere di genere burlesco e parodie come Homero travestito, o l'Iliade in versi burleschi (1716) e il Telemaco travestito, composto in gioventù, ma dato alle stampe solo nel 1736. Gravato da problemi economici, si dedicò oltre che al giornalismo anche a un'intensa attività letteraria fin dal 1720: amante del teatro e in particolare della Comédie italienne, iniziò la sua carriera di drammaturgo con una commedia in tre atti, L'amore e la verità (1720); giunse al successo nello stesso anno con l'opera successiva, Arlecchino raffinato dall'amore, una commedia-balletto incentrata su una delle tematiche più care a M., l'amore. Il terzo esperimento teatrale fu una tragedia in cinque atti, Annibal, che, tuttavia, non incontrò il favore del pubblico. Proseguì, perciò, a lavorare come commediografo per il Teatro Italiano, insieme a una valida compagnia di attori e soprattutto con l'attrice Rosa Giovanna Benozzi, conosciuta come Silvia, che contribuirono al successo delle sue opere. Le principali sono: La sorpresa dell'amore (1722; 1727), La doppia incostanza (1723), Il principe travestito (1724), Il gioco dell'amore e del caso (1730), Il trionfo dell'amore (1732), Il felice stratagemma (1733), Le false confidenze (1737). Quasi tutte le trame di M. si fondano sulla tematica amorosa, vista in tutte le sue fasi e in tutti i suoi aspetti; M. è un acuto osservatore dell'animo umano e riesce a mostrare sulla scena il mondo interiore dei personaggi. Il canovaccio di base si arricchisce di commedia in commedia con scambi di personaggi, travestimenti, inganni, schermaglie, riconoscimenti conclusivi, ecc. La finezza degli intrecci e il linguaggio sempre brillante e raffinato, caratterizzato da dialoghi arguti, creano uno stile nuovo e particolare, definito marivaudage, sinonimo di "gioco raffinato intorno alla sottigliezza dei casi sentimentali". M. affrontò anche la commedia sociale con L'isola degli schiavi (1725), L'erede fra i contadini (1725) e L'isola della ragione (1727). Più moraleggianti sono invece alcune commedie scritte tra gli anni Trenta e Quaranta: La scuola delle madri, Il giovin signore castigato, La madre confidente, Il lascito, La prova. Eletto membro dell'Académie française nel 1743, tornò al teatro nel 1744 con La disputa senza, tuttavia, incontrare il grande successo precedente; le sue ultime commedie furono Il pregiudizio sconfitto (1746), La moglie fedele (1755) e Attori di buona fede (1757). Il suo indiscusso talento di scrittore lo pone tra i più dotati romanzieri del XVIII sec.: già in gioventù si era dedicato alla narrativa con Le avventure di *** o i sorprendenti effetti della simpatia (1713-14) e soprattutto con il romanzo La carrozza impantanata del 1714, in cui la raffinatezza psicologica, l'elemento avventuroso, galante e picaresco si fondono nel succedersi delle novelle narrate da un gruppo di viaggiatori durante una sosta forzata della loro vettura impantanata. Esempi più maturi sono due romanzi rimasti incompiuti: la Vita di Marianna (1731-41), in 11 volumi, storia di una giovane orfana, ambientata per lo più nella società aristocratica, ed esaltazione della sensibilità femminile, e Il villano rifatto (1735-36) in cinque volumi, considerato universalmente il capolavoro di M., storia di Jacob, un giovane contadino che possiede la franchezza e la simpatia di un uomo forte e ingenuo. Nonostante il successo di pubblico, dura fu la reazione degli intellettuali a lui contemporanei, come l'abate Desfontaines, D'Alembert e Helvétius, che lo criticavano perché esercitava il suo talento in generi che erano ritenuti inferiori, come la commedia e la novellistica. Tra coloro che ne difesero l'opera vanno ricordati J.J. Rousseau e i molti amici letterati: H. de La Motte, Fontenelle, Madame de Lambert, Madame de Tencin (Parigi 1688-1763).